Un po di storia
Numerose vestigia testimoniano che l’Abruzzo fu abitato in epoca preistorica da gruppi di popolazioni dedite alla caccia. Tribù di primitivi agricoltori compaiono nel Neolitico. In seguito la regione fu dimora di genti della cosidetta civiltà subappenninica, datatab al 1300 a. C. Tribù di Vestini, Peligni, Marsi, Pretutii e Marrucini, vi stanziarono agli inizi della storia della penisola Italica.
Venuti in urto con i Romani furono da questi sottomessi. Durante il periodo della rivolta contro Roma, il centro di Corfinium nel territorio dei Peligni divenne la base operativa principale degli Italici oppressi.
Nel 91 a. C. Corfinium fu chiamata Italica ed eletta capitale dei popoli confederati.
Alleatasi poi con i Romani gli Italici acquistarono il diritto alla cittadinanza.
Verso la fine del VI secolo d.C., compare per la prima volta il nome di Abruzzo.
Lo si ritrova infatti in tre lettere di papa Gregorio Magno dirette al vescovo di Teramo Oportunus de Aprutis.
Nel quattrocento, poi, lo storico Flavio Biondo divulgò il nome di Aprutius, giustificandone l’origine e la provenienza dal nome dei Pretutii stabilitisi nella zona di Teramo.
Viene anche però sostenuto che l’origine del nome Abruzzo derivi dall’antico popolo italico dei Brutii, che erano stanziati nella regione prima di emigrare più a Sud, nella Calabria.
Comunque, quando nella seconda metà del XIV secolo Carlo d’Angiò divise amministrativamente l’Abruzzo in due parti, si parlò da allora di Abruzzo e tale nome rimase definitivamente.
Nel Medioevo l’Abruzzo venne diviso fra i Longobardi del Ducato di Spoleto ed il Vescovo di Sulmona. La regione fu però riunita nel XII secolo sotto la dominazione dei Normanni.
A questi si sostituirono gli Svevi, poi gli Angioni e gli Aragonesi. Ebbe quindi inizio la dominazione spagnola. Dopo la breve parentesi dell’ occupazione austriaca (dal 1713 al 1734), la regione cadde sotto il lungo dominio dei Borboni.
Centro di moti insurrenziali nel 1821, 1841 e 1848, l’Abruzzo fu ammesso al Regno d’ Italia nel 1860.
Nella regione è documentata la presenza umana sin dal Paleolitico inferiore, con importanti stazioni preistoriche alla Madonna del Freddo e ai Terrazzi Zannini, vicino a Chieti, lungo la valle del fiume Foro e soprattutto nel sito delle Rocche di Popoli, nella conca Peligna.
Alcuni giacimenti situati in quest’ultima hanno permesso di ricostruire le diverse fasi dell’attività umana del Paleolitico in Abruzzo.
Per il periodo eneolitico le tracce più significative provengono dal villaggio di Ortucchio, nella piana del Fucino, dove si configurarono le prime organizzazioni sociali basate sull’agricoltura e sulla pesca e, in misura minore, sulla caccia.
Nella fase protostorica si radicò una fiorente civiltà, denominata picena, il cui raggio di influenza si estendeva a sud, sino ai confini con la Puglia, e all’interno, verso l’area montuosa: la celebre statua di guerriero, conservata al museo di Chieti, ne costituisce l’espressione esemplare.
Agli albori della storia l’Abruzzo presentava una varietà di popoli di differenti origini e tra loro divisi in tribù.
I vestini, i marsi, i marrucini, gli equi, i sanniti erano le popolazioni locali più significative, presto soggette alla pressione di Roma e quindi sottomesse nel IV secolo a.C., ma definitivamente romanizzate solo all’alba dell’era cristiana.
Nella divisione augustea dell’Italia l’Abruzzo, con il Molise, a eccezione del Teramano, fece parte della Regio IV, denominata Sabina et Sannium; questa fu la premessa per il definitivo ingresso nel sistema di Roma, sancito dalla concessione della cittadinanza (nella prima metà del I secolo d.C.).
La via Valeria costituiva il principale asse di collegamento tra la regione e Roma, e a essa si aggiungeva una rete di strade costiere e trasversali.
I longobardi, che conquistarono la regione, la aggregarono al Ducato di Spoleto che, quando fu assoggettato dai franchi, venne eretto nel comitato autonomo della Marsica, o Marsia, con sede a Celano.
Dal 1140 iniziò la dominazione dei normanni, ai quali si deve l’incorporamento dell’Abruzzo al Regno di Sicilia, mantenuto dalla successiva dinastia di Svevia.
A Tagliacozzo si svolse, nel 1268, la decisiva battaglia che, segnando la sconfitta di Corradino di Svevia, assicurò l’Abruzzo agli Angioini, i quali lo unirono come provincia al Regno di Napoli.
Dei grandi eventi che coinvolsero questo stato, l’Abruzzo visse le alternanze di regimi: la dominazione aragonese prima, poi quella spagnola, durata dall’inizio del XVI secolo al 1707, il breve tratto di governo austriaco, e il regno borbonico, compreso tra il 1734 e l’Unità d’Italia (vedi Risorgimento), salvo la breve parentesi napoleonica.
L’età moderna non registrò sensibili progressi economici e culturali della regione, che rimase ai margini della vita del regno, con un sistema produttivo imperniato sulla pastorizia e con i centri urbani di maggiore spicco, L’Aquila e Chieti, oscurati dalla preminenza di Napoli.
Dopo l’unificazione, in Abruzzo furono avviati i lavori di prosciugamento del lago Fucino, che misero a disposizione dell’agricoltura un vasto e fertile territorio.
La regione venne demograficamente impoverita dalla grande emigrazione verso l’America di fine Ottocento, alla quale, nel secondo dopoguerra, seguì un nuovo esodo di contadini e popolazioni di montagna, diretti nelle aree settentrionali dell’Italia e nei paesi dell’Europa settentrionale.
Il fenomeno si interruppe negli anni Settanta, allorché si cominciarono ad avvertire i segnali di sviluppo derivanti dagli insediamenti industriali e commerciali della zona di Pescara e dall’incremento del turismo costiero.